Quando si parla di bonsai, si intende il bonsai nella concezione giapponese.
Il bonsai in Giappone rappresenta una tradizione, non è solamente un fatto estetico, ma è testimone di una discendenza, un insegnamento di vita, perché racchiude concetti di filosofia e cultura nel rispetto delle necessità di vita della pianta.
Come per molte discipline orientali, anche il bonsai è legato alla filosofia Zen, questo permette di avere una maggiore profondità cognitiva: infatti coltivare bonsai non è solamente coltivare una pianta, bensì è rapportarci con la Natura attraverso lo scorrere del tempo. I ritmi nei tempi moderni sono sempre più diventati frenetici, e nella corsa quotidiana tralasciamo molti dettagli, accantoniamo la nostra sensibilità verso il mondo esterno, spesso ci dimentichiamo addirittura di noi stessi, proiettati oltre, dalle nostre faccende lavorative. Coltivare bonsai permette di focalizzare l’attenzione ad una precisa cosa in un preciso momento. L’osservazione della pianta, la contemplazione della sua forma, permette di scrollarsi di dosso ogni pensiero o preoccupazione dedicandoci totalmente al “qui e ora”. Inizialmente questa condizione si attuerà esclusivamente durante le cure, ma lentamente, man mano che si cresce, si inizierà a cercare spunti in natura sull’ evoluzione della propria piantina. L’osservazione delle piante nei propri ambienti di origine è fondamentale, e questo crea un’ apertura sull’ambiente circostante. Attraverso i bonsai si riscopre l’ambiente naturale, le piante esprimono l’alternanza delle stagioni, mutando e segnando lo scandire del tempo con forme e colori: dalle foglie rosso-arancio o giallo oro in autunno, alle fioriture precoci ai primi tepori in fine inverno, alcune specie sono caratterizzate da fioriture effimere e preziose, connotando il tempo che manca alla fioritura in trepidante attesa …Esaltando questi punti di forza, le piante diventano “esseri” capaci di trasformarsi e nella loro trasformazione, si intravede la nostra trasformazione, ed ecco che scatta in noi un riconoscersi e di aver trovato non tanto una “cosa” che richiede lavoro e perdita di tempo, ma un compagno con cui condividere le proprie esperienze, emozioni e la propria vita arricchendola.Come disse un famoso maestro bonsai: “L’uomo educa le piante, le piante educano l’uomo.
CENNI STORICI
l Bonsai è nato in Cina e le prime prove certe risalgono già al 260 d.C.Probabilmente iniziò per esigenze filosofico-religiose nell’arte del Penjing, la ricreazione dei paesaggi in miniatura. In Giappone approdò intorno al 1200 d.C. insieme al buddhismo Ch’an (in Giapponese Zen) e con la politica isolazionistica nazionale, i concetti che caratterizzavano il bonsai cinese, vennero modificati, per acquisire un significato di vita e tradizione, diventando l’espressione artistica di idealizzazione di un albero naturale in miniatura, che conserva una testimonianza viva di molte generazioni e dei loro sentimenti.Intorno al 1890, in Giappone, il bonsai è riconosciuto a tutti gli effetti come fatto artistico e quindi si stabiliscono regole precise per la sua esposizione, per avvalorarne l’armonia e la spiritualità. Sempre in Giappone acquista un grande sviluppo dal 1930 al 1940 diventando simbolo di tradizione proprio di un ceto conservatore e nel 1964 nasce la Nippon Bonsai Association.In Cina invece con l’avvento della repubblica popolare cinese e le leggi proibizionistiche si ha l’abbandono del bonsai, dove grandi capolavori vennero distrutti. Solo pochissimi esemplari secolari si sono salvati, coltivati clandestinamente da alcune persone.Solamente nel 1980 si riapre a Pechino una sezione per recuperare la cultura e gli esemplari bonsai.
Autore: Fabio Pappalardo